Il vaiolo delle scimmie continua la sua avanzata in Italia. Dovremmo iniziare a preoccuparci o possiamo stare tranquilli?
Salgono a sei i casi di vaiolo delle scimmie all’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma. Questo è il dato odierno legato alla minaccia del vaiolo delle scimmie, che continua a far preoccupare sempre di più la popolazione italiana. Il cluster di casi legati all’evento tenutosi a Maspalomas, nelle Canarie, potrebbe aver creato una vera e propria epidemia di vaiolo delle scimmie. Possiamo stare tranquilli, memori delle lezioni della precedente pandemia, o dovremmo iniziare a preoccuparci seriamente?
Le parole di D’Amato
“Ho avuto notizia di un sesto caso di vaiolo delle scimmie preso in carico dall’Istituto Spallanzani” di Roma “con un link di ritorno dalle Canarie. Attualmente sono 4 i ricoverati, tutti in buone condizioni cliniche. Uno è seguito a domicilio. L’altro è il caso toscano”. Questo è quanto riferito in una nota dall’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato. “Prosegue l’indagine epidemiologica. Nessun allarme – commenta D’Amato – ma il sistema di sorveglianza infettivologica è in stato di massima attenzione“.
Dovremmo vaccinarci?
Massimo Galli, direttore del reparto di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, ha chiarito quali saranno i prossimi passi nella prevenzione dei contagi. “Stiamo parlando di un virus a Dna, un orthopoxvirus che come tale cambia molto meno rispetto a quello che fa un virus a Rna” come il Covid. Inoltre, il vaiolo delle scimmie “ha delle modalità di diffusione certo importanti, ma non tali da metterci nella condizione di pensare a breve termine a un’epidemia diffusa in maniera generalizzata. Certo non bisogna prendere la cosa sottogamba e bisogna considerarla bene“, precisa Galli.
“Quello che va fatto – a detta di Galli – è una buona, sana, vecchia operazione di contenimento epidemiologico, nella speranza che ciò che ci avrebbe dovuto insegnare la pandemia sia utile per poter fare questa volta, avendone il tempo e le modalità, un’azione di contenimento. Ricordiamoci che siamo di fronte a una malattia che ha una letalità molto bassa, almeno in Occidente”.